1. Perché ancora oggi il piacere femminile è meno conosciuto di quello maschile?
Molto semplicemente perché viviamo in una società nella quale è stata comunicata dai media prevalentemente il piacere come bisogno del genere maschile, dimenticando che l’amore si fa in due quindi anche con la donna o altra persona che si riconosce in altra identità attraverso e altri orientamenti sessuali.
2. Esistono differenze biologiche reali tra il piacere maschile e femminile?
Certo che esistono sono un Sessuologo Clinico Psicoterapeuta della Coppia e ho un’esperienza trentennale di lavoro: l’uomo ha il “vincolo” del periodo refrattario post orgasmo seguito da detumescenza peniena fisiologicamente descrivibile come ritorno dallo stato erettivo a quello di riposo. La donna, non tutte, potenzialmente possono avere diversi orgasmi, quindi orgasmi multipli, se il pathos del rapporto li portasse a accoglierli, accettarli, riconoscerli e co-determinarli attivamente.
3. Il clitoride è stato a lungo ignorato nei libri di anatomia. Perché?
Per tanti motivi culturali profondissimi, ma il clitoride è in superficie esterna fa parte della principalmente della vulva, della vagina propriamente detta si sviluppa per circa 10 cm internamente, quindi una donna può godere del proprio piacere sessuale riconoscendo il clitoride e le aree anatomiche circostanti e correlate come potenziali fonti di piacere se stimolate in maniera adeguata.
4. Quali e quanti sono i tipi di orgasmo femminile?
Domanda “mitica” sono diversi che vanno ben oltre all’orgasmo vaginale e clitorideo, nonostante sembra che il clitoride e i distretti anatomici correlati sembra siano i principali responsabili, se adeguatamente stimolati, nella realizzazione di un’intensa esperienza di piacere. Ma la differenza nel godere del piacere sessuale la fa soprattutto la Relazione, il contatto emotivo ed affettivo, i sentimenti condivisi insieme alle sensazioni e tantissime varianti altre.
5. Quali sono i principali falsi miti che ancora circolano sul piacere femminile?
I falsi miti sono difficili da riconoscere anche da parte delle stesse persone di genere femminile, perché vengono interiorizzati attraverso gli scambi comunicativi, i condizionamenti ricevuti da parte dei Media, contribuendo a solidificarsi in stereotipi sociali. Saperli identificare è metterli in discussione può essere, un primo passo, per liberare la possibilità di vivere il piacere sessuale individuale e di coppia. I principali sono:
- il sesso è solo per persone di “giovani” o riservato solo a persone “adulte”. Studi scientifici hanno evidenziato che la sessualità inizia da quando comincia la vita e continua in tutto suo arco, fino alla sua fine.
- Esistono “brave ragazze” e “cattive ragazze”, i giudizi sociali derivano dall’attribuzione morale di due pesi e due misure allo stesso fenomeno la sessualità, a seconda se si parli di donne o di uomini. Che si tradurrebbe nella tendenza a considerare gli uomini come “goderecci” e le donne più “leggere”.
- Il sesso piace solo agli uomini. Basta considerare quanto sia presente la masturbazione femminile realizzata anche molto avanti con l’età, nonostante i cambiamenti fisiologici occorsi, per renderci conto quanto sia solo un luogo comune correlato alla cultura prevalente.
- Per essere attraenti e piacenti le donne devono essere “belle”. Certamente l’aspetto estetico può essere un “vantaggio sociale”, ma di fatto gli uomini non hanno tutti gli stessi gusti quindi ogni donna può essere gradevole e attraente, inspirare curiosità ed interesse, elicitare desiderio sessuale, per uomini diversi.
- Il sesso non sa da fare perché è “sporco”. La natura ci ha insegnato che senza sesso non ci sarebbe la vita su questo pianeta, non saremmo nati neppure noi stessi e non saremmo potuti essere qui ed ora a leggere questa intervista.
- Fare sesso sempre con la stessa persona, dopo un po', crea noia. Vero solo se entrambi, nel tempo, danno per scontato che l’altro partner risponda agli stimoli sessuali nella stessa maniera del passato, che mantenga le medesime fantasie erotiche, che desideri farlo sempre nella stessa posizione e/o luogo, contesto. Tenere viva la relazione, ascoltarsi e chiedersi dei bisogni reciproci con rispetto e delicatezza può aiutare a contrastare la monotonia e l’abitudine.
- Perdere il controllo facendo sesso è pericoloso. L’esperienza dell’orgasmo femminile può al contrario essere favorita dalla propria (e reciproca) capacità di lasciarsi andare alle fantasie, emozioni e soprattutto alle sensazioni. La paura di perdere il controllo può indurre una donna a evitare dall’autoerotismo ai rapporti penetrativi con il partner. Sicuramente inibire la possibilità di provare piacere che spesso, in queste donne, è anch’esso considerato come una “cosa brutta”. Nella maggior parte delle volte il piacere può orientarci a capire di cosa abbiamo bisogno, che cosa ci potrebbe fare bene o male.
7. Quanto pesa ancora l’educazione ricevuta (o non ricevuta) nell’infanzia e adolescenza?
L’educazione sessuale predispone a sviluppare uno stato di salute, una libera, consapevole e rispettosa fruizione del piacere in età più avanzate, come anche promuovere il benessere e l’affermazione della propria identità ed orientamento sessuale.
8. Le donne parlando più apertamente di piacere rispetto al passato?
Lavorando come Sessuologo Clinico Psicoterapeuta quotidianamente con tante pazienti, di tutte le età, ormai da 30 anni, posso confermare che alcune donne appaiano più libere nel comunicare sul piacere, desiderato e percepito, fra loro e con i loro partner.
10. Quali consigli darebbe alle donne che vogliono vivere il proprio piacere senza condizionamenti?
Non è possibile dare consigli generalizzati, la migliore soluzione sarebbe quella di rivolgersi a un/una/u* professionista Sessuologo Clinico Psicoterapeuta perché ci sono risposte diverse a seconda della persona, della coppia, dei contesti di vita di ciascuna. Siamo essere sociali e come tali siamo tutti condizionati dalle relazioni, comunicazioni, contesti nei quali abbiamo vissuto in passato e stiamo vivendo ora nel presente. Ma renderci consapevoli, riconoscere questi condizionamenti (che non tutti sono negativi, inibenti il piacere) e trasformali mentalmente e nei fatti in maniera tale da poterli usare come strumenti e risorse è possibile, anche se non facile, al fine di aumentare la possibilità che il le esperienze di piacere siano, sempre più reali e non solo desideri.
Dr. Andrea Ronconi Sessuologo Clinico Psicoterapeuta